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TURISMO A NUMERO CHIUSO: UNA SCELTA OBBLIGATA

Immagine del redattore: gil borzgil borz

Sulla questione brilla, per assenza, una posizione netta del Ministero del Turismo: la pressione antropica sulle destinazioni turistiche oggetto di “Overcrowding” rischia di essere più dannosa dell'impatto ambientale.


L'anno scorso erano Monterosso (delizioso borgo delle 5 terre liguri) e Civita Castellana a suscitare grida di allarme. Quest'anno, il 26 gennaio, è stata la volta di Roccaraso, raggiunta da 200 pullman e 10mila turisti in una sola domenica e precipitata nel caos. Tra poco sarà primavera e torneremo a sentire le solite lamentele relative alla non visitabilità di Venezia o alla non pedonabilità di Firenze.

La questione del numero chiuso, delle visite contingentate in località che per loro natura o dimensione mal sopportano un'eccessiva pressione antropica sta emergendo in tutta la sua complessità e necessità.

L'ottimo Destination Manager @JosepEjarque scrive in un suo apprezzato intervento che le categorie sensibili del Turismo oggi sono definite da: pressione antropica, cambiamento climatico e scarso finanziamento dei progetti di riconversione urbana al turismo.

A titolo personale aggiungo di avere scritto un paio di libri in materia, e chi desidera troverà a fine articolo i relativi riferimenti.

Sulle cause del cambiamento climatico possiamo intervenire marginalmente, ma sugli effetti possiamo costruire l'architettura del turismo che verrà, e delle relative misure di salvaguardia territoriale e ambientale, nella consapevolezza che senza un ambiente attraente il turismo non ha appetibilità.

Sulle risorse finanziarie necessarie ai Comuni siamo in balia delle risorse erariali e della finanza pubblica che, a fronte ad un debito di 3mila miliardi di Euro, non promette un gran che bene.

Sulla pressione antropica, invece, possiamo e dobbiamo intervenire.

Possiamo disporre di alcuni parametri fondamentali di riferimento:le sedute complessive nella ristorazione territoriale, i posti letto complessivamente disponibili e i metri quadri del territorio significativo dal punto di vista turistico.

Immaginiamo quindi di moltiplicare le sedute ristorative per un coefficiente di 1,7 (quasi due turnazioni). Valutiamo la disponibilità complessiva dell'offerta ricettiva quotidiana e, infine, offriamo una disponibilità media di 4 mq per visitatore nella superficie complessiva visitabile, o turisticamente interessante. Mixiamo i tre dati e avremo, almeno spannometricamente, un'idea della pressione antropica sopportabile dal territorio.

Facile: qualsiasi funzionario comunale può esercitarsi a definire l'indice di pressione antropica massimale pe ril proprio territorio.

Ovviamente esistono altre variabili: l'accesso al Parco Nazionale del Gran Paradiso di Cogne, per esempio, implica una percentuale aggiuntiva di turisti che praticano l'escursionismo all'interno del Parco Nazionale ma non premono sulla struttura urbana del borgo valdostano.

Ma all'interno delle variabii possibili, il cui computo spetta all'Amministrazione territoriale, è possibile definire l'offerta turistica giornaliera massima, all'interno della quale proporre servizi di prenotazione obbligatoria, eventualmente anche attraverso App telefonica sviluppata territorialmente visto che i tempi dell'amministrazione centrale per lo sviluppo di un Sistema di Prenotazione Turistica Nazionale potrebbero risultare biblici.

Ad ogni Comune, poi, la scelta relativa all'eventuale ticket di ingresso, elemento che mi vede favorevole in termini di tassa di scopo per il mantenimento delle risorse culturali o paesaggistico ambientali.


La Sostenibilità ambigua

Quando parliamo (ci riempiamo la bocca) di Sostenibilità dobbiamo domandarci in primo luogo “Sostenibile per chi?”: sostenibile per l'ambiente? Per l'economia locale? Per i residenti o per i turisti?

Se parliamo di Sostenibilità ambientale è chiaro che qualsiasi intrusione che emetta inquinanti è negativa, ed è altrettanto ovvio che vietare ogni inquinante significa chiudere le porte all'accessibilità da parte dei turisti.

Se parliamo di Sostenibilità economica allora non possiamo uscire dal tracciato indicato in precedenza (ospitalità complessiva, ristorazione, dimensione geografica), godendo così di una redistribuzione omogenea delle risorse turistiche tra gli attori dell'azione turistica.

Se parliamo di Sostenibilità per i residenti il numero di visitatori possibili non dovrebbe eccedere il numero di residenti, e saremmo sbugiardati dai numeri che si registrano nelle località turistiche più note.

Se, infine, parliamo di Sostenibilità per i Turisti dovremmo trasformare le destinazioni più gettonate in Parchi del Turismo, lasciando perdere le residenzialità storiche e orientando l'offerta all'ottimizzazione economica del modello.

Ancora, all'interno delle diverse Sostenibilità vanno considerate le risorse disponibili in materia di Acqua e condizione delle condutture, Energia rinnovabile, politiche di raccolta e riciclo dei rifiuti solidi urbani, elementi del trasporto pubblico locale, dell'accessibilità e della logistica territoriale, ognuno dei quali definisce una variabile non irrilevante.

Si tratta chiaramente di scelte politiche a cui ogni Amministrazione deve fare fronte, scelte verso le quali le diverse Amministrazioni sarebbero meglio guidate se dal Ministero si avviassero Linee Guida in materia, ma in questo senso (e non solo in questo senso) il Ministero del Turismo è piuttosto latitante.

È però avviso di chi scrive che il Turismo a Numero Chiuso sia una scelta necessaria per tutelare, conservare e mantenere il Patrimonio ambientale e culturale che è alla base dell'offerta turistica.


Per chi volesse approfondire gli argomenti suggeriamo i seguenti titoli


Aspetti di economia ambientale per il turismo


Turismo e cambiamento climatico


Turismo insostenibile ed altre criticità




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