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Il Viaggio e la Comprensione

Immagine del redattore: gil borzgil borz

Lo spunto è dato dal delizioso libro "Anime Inquiete" di Piero Borzini. Un libro importante e toccante, soprattutto per chi molto ha viaggiato e per chi, per professione, viaggia o fa viaggiare. Molti gli elementi che l'autore traccia a margine dell'aneddotica e dei passi richiamati dei diari di viaggio delle protagoniste, e tra questi vorrei segnalare

- la diversità dello sguardo al femminile rispetto allo sguardo maschile, ovvero uomini più abituati a viaggiare (per affari, per dovere, per ricerca scientifica o per servizio) a cui sfuggono spesso particolari cari alle donne;

- il preconcetto diffuso allora , ma oggi non ancora del tutto sopito, rispetto al "viaggiare da sola" da parte di una donna;

- la difficoltà, immensa, a non valutare, giudicare, criticare utilizzando il proprio mondo culturale, e il relativo preconcetto di superiorità o preferibilità rispetto all'osservato, come parametro.

In diverse pagine osserviamo la viaggiatrice sorprendersi nel non provare stupore o meraviglia di fronte ad architetture o fenomeni naturali di cui aveva letto splendide esaltazioni, e mi torna in mente l'imperatore nipponico che, ospite in una serata d'opera, affermò candidamente di avere apprezzato l'incipit (quando gli strumenti vengono accordati) assai più che l'opera stessa. Il pre-giudizio culturale, con le sfumature delle sottoculture che ognuno di noi porta impresso come un marchio a fuoco, rischia di non farci cogliere le "bellezze altre", che si tratti dell'architettura del "vuoto" tipica delle moschee o della calligrafia artistica araba o orientale, o delle specifiche specialità delle cucine locali, quasi sempre la "bellezza" non viene colta, se non addirittura viene trascurata e ignorata. Ora la domanda che pongo a chi per mestiere fa viaggiare le persone è se valga la pena portare persone a vedere cose che "non possono apprezzare", o perché non hanno avuto la pazienza di approfondire la cultura del territorio e la storia dei popoli o per semplice "mancanza di tempo", essendo il turista sempre affannato e di corsa rispetto al tempo del viaggiatore. Mi domando, quindi, se valga la pena muovere, trasportare, inquinare, assordare, per mostrare qualcosa che, molto probabilmente, non troverà la necessaria eco culturale nella mente dell'osservatore.

Il libro è straordinario, ricchissimo di tematiche, di spunti, di prospettive inattese e stimolanti e lo consiglio caldamente a Viaggiatori e "facenti viaggiare".



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