Una figura assente, un Turismo nazionale perfettamente privo di strategia e di indirizzo. Irrilevante, quindi, che si dimetta o meno qualora colta da un improvviso, quanto improbabile, rigurgito morale.
Ma a suo favore va detto che non è neanche tutta colpa sua...
Da che l'Italia repubblicana esiste non mi risulta alcun efficace ed efficiente Ministero del Turismo, tanto che a un certo punto avevamo votato unanimemente per eliminarlo. Il Turismo italiano è, palesemente, espressione dei Campanilismi locali, delle competenze imprenditoriali territoriali, delle opportunità di investimento di liquidità comunque e variamente costituite. Si va a naso, a simpatie, si segue l'interesse personale.
Manca, ed è sempre mancato al Turismo italiano, quel dirigismo francese che orienta gli investimenti, quell'organizzazione spagnola post franchista che affermò il Turismo risorsa nazionale istituendo grandi Distretti Turistici lungo il Mediterraneo, alle Baleari e alle Canarie, oltre alle Zone Economiche Speciali.
In questo senso la Ministra attuale ha ereditato la politica poliennale dell'impresenza: si tagliano nastri, ci si parla addosso, si organizza, con Enit, qualche costosissima cena all'estero, e la cosa finisce lì.
Assente, totalmente, una politica di pianificazione e programmazione del Turismo, così come è totalmente assente, in questo Governo, qualsiasi altra forma di pianificazione e programmazione industriale, qualsiasi progettazione di sviluppo economico.
Nel corso dei decenni, dalla dismissione dell'IRI in avanti, abbiamo perso o regalato a Paesi concorrenti l'industria chimica, quella farmaceutica, l'agroalimentare, la siderurgia, il tessile e la telefonia. Ultimo schiaffo la cessione di ITA a Lufthansa e forse dovremmo pensare di cedere RFI alle ferrovie tedesche così magari i treni tornerebbero a viaggiare correttamente.
Non ci resta, come “industria nazionale” che il turismo, anche se (correttamente) da più parti si alzano voci contrarie alla turistizzazione nazionale.
Ci vorrebbe, di conseguenza, una seria e concreta politica di pianificazione, capace di creare “distretti” territoriali con specifiche vocazioni, campagne promozionali volte ad estendere le stagionalità meridionali, magari con l'ausilio di nuovi Parchi Tematici capaci di attrarre pubblico e mercati.
Ovviamente non vi è nulla, e non vi è nulla perché non solo la Ministra del Turismo ma l'intero apparato governativo pare essere incapace di pensare in termini propositivi e di pianificazione, comnfondendo il “Liberismo” economico con una sorta di “fate un po' come vi pare”, simile a quell'Arricchitevi proposto da Luigi XIV ai suoi cittadini.
Per carità: quelli che c'erano prima hanno fatto esattamente lo stesso, per cui non riteniamo nessuno migliore o peggiore.
Inutile, quindi, che questo Ministro si dimetta: la sua presenza è talmente irrilevante da passare inosservata e altrettanto sarebbero le sue dimissioni.
Certo, ci sarebbe quella cosina dell'Etica, ma cosa volete che sia ...

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