Una gentile collega, @GiuseppinaMarcolin, titolare e redattrice di una preziosa rivista di turismo, mi segnala la sua preoccupazione per le competenze che l'IA va assumendo riuscendo a prevedere le nostre reazioni e comportamenti a fronte di stimoli di sollecitazione generati dalla IA stessa: una possibile manipolazione personalizzata che scavalca ogni e qualsiasi normativa relativa alla Privacy rendendo di fatto la normativa stessa superflua.
La manipolazione della mente esiste da quando esiste il concetto di persuasione: sono sicuro che anche i Fenici, tetando di vendere le olive agli Egiziani, tentavano tutte le strade per orientare il comprtamento dei possibili acquirenti.
Cambiano i tempi e cambiano le dinamiche e, soprattutto, le tecnologie.
Oggi l'IA gestisce trilioni di informazioni e può giungere a determinazioni personalizzate di interessante efficacia.
L'IA si basa fondamentalmente sulla matematica attuariale e sul calcolo delle probabilità: è un modello interessante che però non è ancora riuscita a fare un solo 13 al totocalcio, per cui dobbiamo prendere ogni valutazione con estrema cautela: insomma, prima di pensare che stravolgerà integrlmente la nostra capacità di giudizio ci vuole ancora un po' di tempo.
Nel passato si dicevano peste e corna anche del cinema, della TV e dei fumetti per cui credo che ognuno di noi troverà il modo per difendersi anche dai tentativi di manipolazione messi in atto dall'Intelligenza Artificiale e da chi la manovra.
Ma veniamo alla questione della Privacy.
L'Unione Europea norma tutto, norma troppo: da che è nata sono 12milioni le norme scritte a Bruxelles e una parte di quelle riguardano i termini della Privacy, quella cosa che fa sì che ogni volta che ti colleghi ad un sito devi cliccare su qualcosa per rifiutare i cookies (chi è quel matto che li accetta tutti da chiunque?).
La normativa ci fa riempire moduli, esprimere consensi, accettare regole, ma funziona solo in un verso: per esempio io mi sono iscritto al portale governativo del “non disturbare con le telefonate pubblicitarie” ma continuo a riceverle.
La normativa obbliga le aziende mediatrici, ad esempio le Agenzie di viaggio, ad una complicata gimkana relativa al trasferimento dei dati ai fornitori e alla conservazione degli stessi.
Ma siamo sicuri che serva a qualcosa? Siamo certi che non sia solamente un processo di rallentamento delle attività, un inutile fardello perfettamente superfluo?
Io comincio a temerlo e se analizzo anche superficialmente come intervengono le forme dell'IA nella comunicazione online comprendo benissimo che l'IA collega il mio IP a determinati movimenti oculari, ai click che eseguo, ai passaggi successivi ad uno stimolo, ottenendo di sapere da me e di me molto più del mio codice fiscale o delle malattie infantili che ho avuto, potendo agire commercialmente su di me di conseguenza con interessanti possibilità di successo.
L'IA mediata attraverso i social network e le grandi piattaforme d' ricerca e di acquisto, sfugge ai rigori normativi e ottiene i risultati che desidera.
Perché allora porre legacci e lacciuoli solo alle attività umane rallentando e penalizzandone l'azione ?

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