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MINISTERO: POLITICA O MARKETING?

  • Immagine del redattore: gilberto borzini
    gilberto borzini
  • 21 apr
  • Tempo di lettura: 2 min

Si ha l'impressione che al Ministero ci si occupi più di Marketing del Turismo che di Politica del Turismo: eppure ci sarebbe bisogno di interventi politici urgenti, a partire dal cambio di destinazione d'uso dell'hotellerie minore.


“Destination & Reputation” sembra essere divenuto il mantra della ministra (pro tempore, deo gratia) del turismo, un mantra che tende ad attribuirsi i successi nella promozione della destinazione Italia, ruolo di competenza dell'ENIT, ponendo poca attenzione alle problematiche (serie) del settore e della necessità di una revisione organica, ovvero politica, tanto del segmento ricettivo alberghiero quanto di quello proiettivo (turismo organizzato e comparto agenziale).

Il settore alberghiero, quello della “piccola hotellerie” composto da strutture di piccole o modeste dimensioni, da una a tre stelle, spesso situato in località non a-la-page, è in drammatica e profonda crisi: la cessazione di attività nelle destinazioni periferiche è costante e la svalutazione patrimoniale delle strutture segue a ruota determinando un danno economico non irrilevante.

L'altra “piccola hotellerie”, i due o tre stelle urbani, è da tempo sotto attacco da parte delle locazioni turistiche temporanee, solo recentemente più o meno normate (obbligo di CIN) che degli infiniti obblighi di servizio e relativi oneri e balzelli alberghieri fanno volentieri a meno.

In questi ambiti è urgente consentire alle strutture alberghiere la modifica della “destinazione d'uso” diventando essi stessi affittacamere o “locatori per brevi periodi” o, ancora, ristrutturarsi in modalità residence o centro residenziale per senior citizens.

I Comuni, che governano la materia, frequentemente nicchiano e negano la possibilità del cambio di destinazione d'uso, ma se vi fosse una normativa nazionale che disciplina e autorizza la facoltà in capo alle proprietà alberghiere di trasformare la struttura alberghiera in altro modello d'uso l'intero settore, tanto dal punto di vista operativo quanto da quello patrimoniale, ne trarrebbe vantaggio.

Se poi vi fosse la disponibilità ad accedere a mutui agevolati per le opere di ristrutturazione il tutto sarebbe di grande giovamento.

Ma si tratta di “fare politica” progettando il “turismo che verrà” e a quanto pare la cosa interessa poco al Ministero.

Nel settore del turismo organizzato è palese ormai l'irrilevanza e il controsenso di una licenza unica per tutte le attività agenziali (tour operator, tour organizer, rivenditori di viaggi organizzati), licenza unica che ormai piace solamente a certe associazioni di categoria che rappresentano solo se stesse e il più delle volte combattono epocali battaglie sul nulla, tanto è manifesto lo strapotere dei fornitori, vettori e CRS piuttosto che Tour Operator aggregati, nei confronti dei distributori.

L'irrilevanza è manifesta in particolar modo a fronte dell'aggressività commerciale delle offerte online: urge una “lenzuolata” di liberalizzazioni che disciplini diversamente da oggi una materia che vede l'emersione di nuove figure professionali e la trasformazione radicale delle precedenti.

Anche in questo caso si dovrebbe agire politicamente (e non si fa) e ci si aspetterebbe che fossero almeno le suddette Associazioni ad elaborare proposte normative tese a ristrutturare il sistema (ma non si vede nulla all'orizzonte).

Il turismo sembra “reggere” malgrado l'assenza di una politica turistica e il disimpegno politico del Ministero, anche se, a ben guardare, se solleviamo il velo della comunicazione ufficiale i dati non sono poi così esaltanti come si vorrebbe far credere (e i risultati operativi delle singole imprese lo dimostrano).



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