IL TURISMO DIVORATORE DI IDENTITA' LOCALI
- gilberto borzini
- 2 lug
- Tempo di lettura: 2 min
Tra i danni potenziali del turismo di massa quello dell'abbattimento delle identità locali è forse il più pericoloso.
All'interno di un mondo sempre più globalizzato nei gusti e nei consumi la tendenza alla perdità dell'Identità Locale, culturale e sociale, si afferma a partire dalle modalità di consumo turistico presidiate da elementi geografici e climatici (spiaggia, sabbia, mare, temperatura): il caso di Sharm o di Pattaya, dove gli elementi della tradizione locale sono presenti in una visione formato Disneyland, dovrebbero far meditare.
Ma il turismo non “medita”: è un sistema economico e pretende di capitalizzare i propri investimenti anche a costo di travolgere le identità locali e di stravolgerne le culture indigene.
E quando la sovrapposizione del Globale al Locale risulta complessa ecco allora i “Villaggi Fortini” che assicurano l'assenza di relazioni col territorio ospitante e la primazia, all'interno del fortino, di culture esogene.
In tempi in cui si parla anche troppo di Identità Locale e di specificità, di tradizioni e di autenticità l'argomento non dovrebbe essere indifferente: anche in Italia alcune aree geografiche, penso in particolar modo alla Costa Smeralda, sono state orientate ad un consumo “globale” che ben poco ha a che fare con l'autenticità o la tradizione locale, e il timore che il crescente fenomeno del turismo possa incidere concretamente sulla perdita di identità di altre parti d'Italia soggette all'interesse del turismo globale non può essere ignorato.
A meno che, naturalmente, non si affermi che si preferisce il Denaro all'Identità, e allora possiamo tranquillamente cedere il territorio alle multinazionali del turismo, ai costruttori di cantieri alberghieri e residenziali, lasciando che il territorio sia trasformato come quello costiero spagnolo negli anni del post franchismo, deprivato della tradizione territoriale, omogeneizzato al gusto di viaggiatori charterizzati, gente d'Albione che tornando a casa e si lamenta del fatto che “c'era troppa gente che parlava spagnolo”.
Dobbiamo decidere se preferiamo il Profitto o l'Identità: Venezia trasformata nella rappresentazione di se stessa, non più città ma palcoscenico, sfondo teatrale che ospita identità terze e solipsismi selfivori, dovrebbe farci riflettere.
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