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FINANZA, TURISMO & STAMPA

Immagine del redattore: gilberto borzinigilberto borzini

In tempi di economie non esattamente floride e di sistema creditizio quanto mai abbottonato stupiscono alcune realtà che sembrano non percepire minimamente le comuni difficoltà e, al contrario, prosperano e crescono.


Ci sono due forme di turismo, quella che unisce il patrimonio immobiliare all'attività, caratteristica del settore alberghiero, e quella in cui l'azione di servizio, l'attività economica, è prevalente su quella patrimoniale, caratteristica del tour operating.

Chiunque abbia pratica del settore sa, inoltre, che le marginalità ottenibili non sono particolarmente rilevanti: un 3% di ROE a fine anno è generalmente definito “un'ottima annata”.

Nei confronti degli istituti di credito, quindi, il Patrimonio Immobiliare definisce una possibilità di apertura al finanziamento che agli operatori che privilegiano l'azione economica è generalmente preclusa a meno che per dimensioni di attività non confermino ripetutamente indici ROE da ottime annate.

Così non si può rimanere sorpresi da certe straordinarie attività di acquisizioni e riqualificazioni immobiliari nel settore alberghiero che consentono a pochissimi di primeggiare all'interno del contesto competitivo, in particolar modo quando ad operarle non sono capitani di industria in cerca di diversificazione degli investimenti, soggetti noti nel mondo del brokeraggio finanziario o amministratori di Fondi di Investimento internazionale, ma privati cittadini partiti dal ruolo non secondario di agente di viaggio.

Sono certamente soggetti estremamente competenti, bravissimi, che surclassano tutti i loro ex colleghi che a malapena riescono a comprarsi la villetta a schiera basandosi sui redditi generati dalla loro attività, quindi non possiamo che inchinarci davanti a tanta capacità.

Il fatto poi che certi accadimenti abbiano luogo in terre in cui l'accesso al credito è fortemente condizionato da sospette infiltrazioni di capitali esogeni è sicuramente trascurabile, e il fatto che ne abbia scritto nel mio romanzo “L'Infiltrato” ( www.amazon.it/dp/B09GJQ1F89) è puramente casuale.

Quello che sorprende maggiormente in tutto ciò è però lo scodinzolio appassionato attorno a questi campioni della finanza turistica, scodinzolio in capo a quella certa stampa che senza foraggiamenti vari non sopravviverebbe un mese, quella stampa che inviata a sbafo in luoghi remoti esalta i colori del mare e non vede lo scempio territoriale provocato dall'insediamento turistico, quella stampa che da sempre ignora l'asservimento coloniale che si consuma nella vacanza esotica, quella stampa che propala le scempiaggini espresse dall'assessore o dal ministro di turno nell'attesa di un boccone di denaro pubblico benevolmente elargito, quella stampa che non domanda ai campioni della finanza turistica donde venga il profluvio di capitali impiegati ma ne attende una modestissima frazione pubblicitaria in cambio del proprio silenzio. Un silenzio complice, si intende.

Vale allora la pena domandarsi quanto delle parole vergate da certa stampa settoriale possa essere accolto, quanto vi sia di affidabile, di quanta credibilità disponga; quando l'inserzionista pagatore delle spese di pubblicazione è anche oggetto di salamelecchi redazionali la questione si comprende da sé.

Certa stampa offende l'idea della Stampa con la schiena dritta, della Stampa cane da guardia del potere, della Stampa indipendente.

È un cane alla catena, felice si accucciarsi sotto la sedia del padrone in attesa di un avanzo o una carezza.



 
 
 

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