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CULTURA VS. TURISMO?

Immagine del redattore: gilberto borzinigilberto borzini

Mentre aspettavo di entrare alla BIT conversavo con una vicina di fila che sorridendo mi disse: “io non mi occupo di turismo, mi occupo di cultura!”.

E rimasi di sale.


Tirava un po' d'arietta, faceva freddino, ero senza cappello per cui evitai di approfondire l'argomento con la mia compagna di fila forzando non poco la mia indole polemica.

Il fatto che la signora della cultura partecipasse ad un evento turistico era di per sé sospetto, ma anche a me che non amo i tattuaggi è capitato di andare a vedere una mostra di tattoo, per cui...

E dire che io pensavo che la Cultura (il piacere della, il gusto della, il desiderio della, la scoperta della) fosse uno dei motori primari del turismo, quella cosa che ci fa spendere dei soldi, lasciare il divano e volare oltre mediterraneo per vedere Piramidi egizie, portali di Petra, Borobudur e Taj Mahal, Topkapi e Hermitage, e giustificasse il fatto che ci sono milioni di persone che lasciano i loro divani per venire a vedere Brera, il Cenacolo, gli Uffizi o il Panteon, giusto per citare i più citati.

Invece no. Secondo quella signora Cultura e Turismo dialogano poco e tanto meno sono integrabili, per non dire confondibili.

Ma se chi “si occupa di Cultura” non lo fa anche tenendo presente l'incidenza della Cultura sul fenomeno (complicatissimo) del Turismo siamo sicuri di ragionare in termini sistemici per il benessere economico complessivo del Paese?

O non si dovrebbe, “occupandosi di Cultura”, fare in modo che i beni artistici trovassero non solo collocazione spaziale ma anche fonte comunicazionale capace di produrre risultati economici, in forma banalmente turistica si intende?

La signora mi ha spiazzato, poi si è dileguata nella calca.

Sono rimasto lì con le mie domande in cerca di risposta.



 
 
 

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