Breve itinerario tra le più diffuse balle che riguardano il “settore trainante” dell'economia nazionale a partire dai conteggi delle presenze che ricordano i carri armati di Mussolini.
Stando ai “si dice” i carri armati italiani che sfilavano davanti all'alleato tedesco poco prima dell'avvio della seconda guerra mondiale giravano in circolo per sembrare molti più di quanti non fossero in realtà. Temo si tratti di una formula adottata anche dal “Sistema turistico” italiano.
Diamo i Numeri
A principio di ogni estate sentiamo raccontare dai MediaMajor che “8 milioni di italiani” si metteranno in viaggio: otto milioni erano anche le baionette di Mussolini, tanto per non andare fuori tema. Non è dato sapere da dove salti fuori quel numero: le fonti sono secretate.
Per ISTAT le presenze turisiche sono state 458 milioni, per altre fonti 425. Per CNR l'economia turistica produce 164 miliardi di consumi per 175 miliardi di valore aggiunto (pagina 25 del corposo rapporto sul tuismo italiano, di ben 450 pagine): rilevante il fatto che il valore aggiunto sia superiore ai consumi...
Per altre fonti istituzionali tutti i “turismi”, incoming + outgoing, messi insieme cubano 130 miliardi di euro: la differenza tra i dati vale una manovra finanziaria del Governo, non noccioline.
Ovvio: preso atto del fatto che se un turista, per qualsiasi motivo giunto in Italia, prende parte ad un evento gastronomico allora la sua spesa si calcola come afferente il segmento del Turismo Enogastronomico, si capisce come il “valore aggiunto” sia valutato superiore ai consumi effettuati. Se si contano più volte le stesse spese, come i carri armati di Mussolini, allora il turismo diventa il settore economico trainante della nazione, cosa che forse non è.
In Italia di mangia bene?
Certo che si mangia bene, ma non nelle città frequentate dai turisti: anzi si mangia mediamente così male che la ristorazione interna alberghiera sta crescendo notevolmente nelle preferenze dei turisti, specialmente di quelli del Lusso. Dopo aver tentato la sorte nei ristoranti presenti nelle aree circostanti i turisti tornano di corsa in hotel. D'altra parte è prassi quotidiana vedere serviti a clienti stranieri piatti che più che da una cucina stellata sembrano uscire da una bustina di prodotti preparati, venduti ovviamente a prezzi da cucina stellata.
Si dà ormai per scontato che a palati internazionali cresciuti con gusti proposti dall'industria alimentare (quindi con le papille gustative devastate da anni di terrorismo al glutammato di sodio) si possa smerciare di tutto purché bene impiattato, ben presentato, di bella presenza.
Certe esperienze ristorative in Italia sono come incontrare una bellissima donna portatrice sana di mal francese.
4 StelleL o 4 StelleP ?
Il programma di Barbieri, 4 hotel, registrava il 4 marzo 2024 (dati Auditel) 479mila spettatori con il 2,31% di audience. Nulla a eccepire tranne una domanda: parilamo di Lusso o di Pacchianeria?
Lo so, il confine tra ciò che viene definito Lusso e ciò che rientra nel Pacchiano è labile, riconduce all'Estetica di cui scrissero Aristotele e Goethe (e in Italia esiste una casa editrice che si occupa solamente di Aesthetica). Non vorrei che per avvicinarsi al gusto popolare, o preteso tale, la qualità alberghiera accettasse un compromesso con qualità percepite dal gusto a volte opinabile, magari più consono a culture medio orientali che a quelle del nord Europa.
Il 4 dicembre dello stesso anno il più noto 4 ristoranti di Alessandro Borghese ottiene 387.000 spettatori con il 2% . Siamo lì rispetto a Barbieri.
Ciò che sorprende è che gli Chef Stellati si occupino più di televisione che delle proprie aziende, segno che forse (anzi togliamo il forse) l'andamento delle economie d'impresa non è così esaltante, tanto che a volte, anzi spesso, chiudono.
Domanda: ma davvero la cucina alto stellata fa parte dei desideri profondi degli italiani? Davvero la cucina gourmet definisce la motivazione di viaggio e di spesa?
Concludendo
I Media hanno l'obiettivo di fatturare pubblicità e per farlo non esitano a manipolare un po' maliziosamente ciò che raccontano: la rappresentazione è una cosa diversa dalla realtà e nulla più che una serie televisiva può essere agevolmente costruita ad hoc.
I Media, inoltre, per raggiungere i propri obiettivi di fatturato devono tenersi buoni gli esponenti delle categorie merceologiche paganti - è una questione di logiche commerciali – per cui se serve si calcolano ripetutamente gli stessi valori per poter affermare che questa o quella tipologia di “vacanza” è apprezzata da Enne milioni di persone.
I dati reali delle diverse tipologie di spesa sembrano inconoscibili, accuratamente celati e nascosti.
Osserviamo però ciò che accade: gli hotel di Lusso si concentrano nelle grandi città turistiche, gli alberghi 2 o 3 stelle di piccole dimensioni chiudono uccisi dagli Affitti brevi, il turismo di massa si nutre come può e quello del Lusso opta per i ristoranti alberghieri.
Le degustazioni nelle cantine ospitano, quando va bene, poche decine di persone, i ristoranti stellati faticano a rimanere attivi.
I turisti in bicicletta sono molti ma si spargono in tutta Europa polverizzando la domanda e anche sul loro effettivo numero ci sarebbe parecchio da approfondire: vale la pena investire denari pubblici per offrire servizi specifici a quella forma di turismo? Quanti anni ci vorranno per ammortizzare gli investimenti? Dove, quindi, vale davvero la pena investire?
Se non partiamo da una verifica reale e concreta dei dati statistici rischiamo di reiterare errori colossali, di vanificare progetti, di inseguire la luna senza guardare il dito che la indica.

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