Le strutture ricettive devono essere inclusive o esclusive rispetto al territorio che le ospita?
Da molti anni si osserva una forma di "separatismo" tra Territorio ospitante e Struttura ricettiva ospitata, quasi come se l'albergo, o più frequentemente il Villaggio turistico, fosse una sorta di Fortino dei colonialisti di turno, inteso a sfruttare le valenze geografiche e ambientali del territorio isolando però i coloni dal territorio stesso, quasi come se il contatto tra indigeni e turisti-coloni potesse assumere forme di pericolo per i secondi.
Si tratta della stessa pulsione "ad excludendum" che osserviamo in tutte le metropoli occidentali: i ricchi si rinchiudono in "fortini" chiamati "residenze", con tanto di vigilanti agli ingressi, guardiania costante, permessi di accesso, strade vuote e giardini curatissimi, lasciando che i poveri vivano in altri fortilizi chiamati, a seconda delle caratteristiche sociali prevalenti, quartieri, rioni o peggio ancora favelas.
Il ricco si rinchiude nel fortino isolando i pericoli esterni e isolandosi dal mondo esterno: sfrutta il territorio metropolitano per le sue necessità ma non lo partecipa, se non quando chiamato a votare o a partecipare a riunioni con suoi simili.
Nel turismo accade la stessa cosa, tanto che a volte certi Villaggi hanno le caratteristiche di vere "enclave" riservate a specifiche etnie, presenti fisicamente ma totalmente estranee culturalmente, capaci di indulgere nell'osservare il territorio ma incapaci di partecipare il territorio stesso e le sue caratteristiche culturali.
La tendenza all'isolamento, però, non si adatta più alle attuali forme della domanda turistica, che, al contrario, richiede coinvolgimento, presenza, partecipazione, modalità di integrazione che possono e devono coinvolgere l'esperienza, la motivazione, gli aspetti culturali e creativi. Il che impone alla struttura ospitante di fare un considerevole sforzo di adattamento, passando dall'essere "esclusiva" ad "inclusiva" delle specifiche e delle specificità del territorio, a diventare ambasciatrice del territorio agli occhi del turista e non il contrario, presidio della cultura dei turisti nello spazio territoriale locale.
Solo un cambiamento di questo tipo potrà definire agli occhi del turista una vera "esperienza" definita nel territorio, nelle sue connotazioni culturali, nelle sue manifestazioni che non sono solo folcloristiche, ma coinvolgono le esperienze sensoriali, la gastronomia, i modelli di coltura e agronomia, la pesca e le attività manifatturiere per non dire delle competenze linguistiche.
Ecco: quando le strutture ricettive saranno parte integrante e integrata del territorio allora si potrà parlare di "turismo". Altrimenti è solo una vacanza.

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