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Il tempo dei viaggi al tempo dei viaggi

Immagine del redattore: gil borzgil borz

Chissà... Se fossi nato in un altro tempo avrei magari attraversato l'Europa al seguito di un condottiero o di un predicatore, sarei morto di picca o di alabarda, di moschetto o di cannone, in un luogo dimenticato da Dio o sotto le mura di una resistente città. Fossi nato in altro luogo avrei assunto tutt'altra identità, che per quanto ne dicano quelli che sanno forma molto più l'ambiente che il genoma. Ma sono nato in un tempo e in uno spazio ristretto e definito, e del mio tempo ho acquisito vantaggi e difetti.

Tra i vantaggi il poter viaggiare; tra i difetti il viaggiare male, dove per male intendo affrettatamente, superficialmente, ponendo più attenzione al mestiere di reporter che al piacere dell'osservare.

E questa fretta che tutti ha contagiato, assorbiti come siamo dal dover necessariamente guadagnare e per guadagnare produrre e per produrre ridurre il tempo destinato all'osservare, al laconico perdersi, all'intimo divagare e nell'osservato penetrare per cultura e ammirazione, per contagio e non confronto, questa fretta, dicevo, ha negato l'intima qualità della bellezza, dello sviluppo interiore che la bellezza assorbita dona.

Il tempo del viaggio al tempo dei viaggi ha reso i viaggi banali esperienze, pure trasferte del corpo, accenti riflessi di un narcisismo di maniera, e come tali necessari al produrre ma immeritevoli allo spirito.




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