Recita l'onnisciente Wikipedia che per albergo diffuso si intende «un'impresa ricettiva alberghiera situata in un borgo, formata da più case, preesistenti e vicine fra loro, con gestione unitaria e in grado di fornire servizi alberghieri a tutti gli ospiti». Bene.
Oltre mille comuni italiani presentano progetti di "albergo diffuso" puntando, grazie ai fondi del PNRR, alla creazione di economia e occupazione: questo a sentir loro, ovviamente.
A me che sono vecchio, sospettoso e sgamato l'idea della ristrutturazione a spese del debito pubblico puzza tanto di furbata immobiliare, una cosa che col turismo non ha niente a che fare.
Mi spiego: per "fare turismo" ci vogliono elementi di attrazione, ovvero "attrattori" capaci di far alzare i glutei ai turisti dalle loro sedie e divani e farli spostare nella destinazione turistica. E' palese che NON tutti i luoghi abbiano vocazione turistica. Ma, dicono i promotori, da noi è il silenzio, la pace e la tranquillità. Bene, ma altrettanto è manifesto il fatto che un borgo irraggiungibile con mezzi pubblici qualora diventasse "popolare" diverrebbe inospitale per congestione veicolare, come Ventotene fino al 1970 e dopo.
Insomma, a volte le scuse prendono il nome di motivazioni, ma da qui a costruire un "sistema" turistico (una cosina che necessita di decine di servizi aggregati generalmente assenti nei borghi solitari) ce ne passa

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