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NON CI ROMPETE IL DAZIO !

Immagine del redattore: gil borzgil borz

La politica dei dazi commerciali avviata da Trump non potrà non generare turbolenze anche nel settore del turismo. Proviamo a capire cosa potrà accadere.


Le previsioni dei cambisti fino al 1 febbraio scorso davano per certo un rafforzamento dell'Euro sul Dollaro statunitense, con un cambio che avrebbe potuto passare da 1,04 a 1,12 (per alcuni 1,25) entro l'estate. Una tendenza che avrebbe potuto (ma il condizionale è d'obbligo) favorire l'outgoing e penalizzare l'incoming.

Ma sull'incognita pesano le nuove norme imposte dalla presidenza Trump sui Dazi commerciali e, soprattutto, la minaccia – che va presa seriamente – di penalizzazioni commerciali verso quei Governi che autorizzeranno l'utilizzo di valute alternative al Dollaro USA per le transazioni commerciali internazionali, Paesi tra i quali spiccano ovviamente quelli aderenti all'area BRICS e che rappresentano il 40% del PIL planetario.

La politica dei BRICS punta apertamente alla de-dollarizzazione del mondo economico mentre ovviamente l'intera politica economica e finanziaria USA è avviluppata ad una domanda crescente di US$ in virtù del rafforzamento del valore ad aumento della domanda.

In mezzo a questa querelle di vasta portata troviamo poi il prezzo del Petrolio, assunto base per comprendere l'andamento dei costi di trasporto, in particolare modo dei voli aerei: attualmente veleggiamo tra i 74 e i 77 US$ al barile, ma nulla vieta di pensare ad un ritorno al prezzo di 90 US$ registrato a metà 2024 in caso di ulteriori turbolenze geopolitiche.

La guerra dei Dazi è però appena iniziata: dopo avere spinto verso la globalizzazione commerciale negli anni 90 e nel primo decennio del secolo corrente ora gli USA, trovatisi come noi europei con un'industria interna ridotta al lumicino, puntano ad un'economia isolazionista con l'obiettivo di rilanciare l'industrializzazione e con quella l'occupazione, i consumi e la domanda di credito finanziario.

Indubbiamente tanto il Messico quanto il Canada, colpiti con il 25% di imposta, opporranno limiti all'importazione dagli USA: il Canada, che fornisce tonnellate di cereali al sistema agroalimentare statunitense, potrebbe limitare l'offerta facendo esplodere i prezzi dei farinacei e dei carboidrati alimentari nel mercato statunitense mettendo sotto pressione una fetta importante dell'industria agroalimentare.

La Cina, daziata con il 10% per limitare i danni alle imprese statunitensi che operano nel territorio cinese (ad esempio Tesla) potrebbe a sua volta imporre tariffe doganali rialziste ai prodotti statunitensi, ma più facilmente orienterà il proprio export verso Paesi affamati di prodotti (America Latina e Africa) e disponibili a seguire le teorie dei BRICS lasciando perdere i diktat dei gringos.

Nella pratica è possibile che a breve si sviluppi un movimento globale di contestazione, se non di boicottaggio, del Made in USA che potrà riverberarsi su tutto il sistema economico.

In termini geopolitici l'Italia governata dalla Meloni si è fin qui schierata apertamente nel campo Atlantista, malgrado che al suo interno ospiti non pochi soggetti favorevoli ad una riapertura del dialogo con Mosca e, per esteso, con l'intero arco BRICS.

Una guerra dei Dazi operata da Washington verso Berlino e Parigi abbatterebbe il nostro export verso il centro Europa colpendo in profondità le PMI della meccanica industriale e di quel che rimane del tessile generando una riduzione dell'occupazione, e dei redditi, nell'Europa maggiormente produttiva.

L'insieme di questi elementi favorirà un netto aumento della domanda di turismo interno (nazionale) e del corto raggio, palesemente influenzato anche dalle offerte sempre più mirabolanti e aggressive delle linee aeree lowcost che promuovono ribassi tariffari e pagamenti rateali forse anche per anticipare eventuali crisi della domanda a ridosso della stagione.

Ciò che maggiormente preoccupa saranno le oscillazioni, anche repentine, dei tassi di cambio e degli adeguamenti carburanti per i pacchetti di medio e lungo raggio: adeguamenti che saranno immediatamente verificabili e gestibili nelle vendite online e più macchinose per quanto relativo ai pacchetti acquistati o opzionati in agenzia, con possibili ricadute negative sull'organizzazione interna agenziale.

Il parossismo possibile si raggiungerà all'interno dei pacchetti di lungo raggio se i vettori quoteranno in US$ e i servizi a terra verranno quotati in valuta locale seguendo la politica avviata dai BRICS. Allora sì che ne vedremo delle belle !

Ma non fasciamoci la testa troppo presto: siamo appena all'inizio dello spettacolo, e lo show potrebbe riservarci sorprese straordinarie.




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