Mentre procede la “Turistizzazione” italiana, immaginando quella del Turismo come un'Industria nazionale e diffusa, si rischia di scoprire che di Industria non si può parlare: mancano strategie di indirizzo e sviluppo, manca un coordinamento nazionale e regna la più totale anarchia.
Tra pochi giorni, due settimane circa, aprirà i battenti l'ennesima edizione della BIT – Borsa italiana del Turismo, manifestazione che chi scrive segue e partecipa fin dalla sua prima edizione.
Una proposta fieristica sempre in bilico tra colorata kermesse e vero momento di incontro tra domanda e offerta, in particolar modo a favore di quegli operatori stranieri che promuovono le destinazioni italiane.
Inevitabilmente tra l'epoca iniziale in cui la BIT mosse i primi passi, ancora basata su comunicazioni operate con telescriventi e fax, e quella attuale, in cui regnano le bed-banks e gli algoritmi delle grandi piattaforme, il mondo è radicalmente mutato mentre la BIT appare un po' orientata a reiterare se stessa, il suo format tradizionale e storico fatto di Enti Pubblici che spendono ingenti somme per presenziare con ampi stand, quintalate di cataloghi e personale addetto al front-office senza che quella presenza modifichi di un millimetro le scelte che il pubblico opererà.
Si tratta di una spettacolare cessione gratuita di carta stampata che finirà, inevitabilmente, ad aumentare il lavoro degli addetti alla nettezza urbana.
Fatto è che il Turismo nostrano non dispone di linee guida Ministeriali, attribuito com'è alle singole competenze Regionali a loro volta costruite attorno ad un numero iperbolico di ATL (Aziende Locali del Turismo) che a loro volta stampano opuscoli relativi ai minimalia turistici se pur interessantissimi, della loro offerta territoriale. Minimalia, appunto: sentieri, boschi, tratturi, sagre, borghi, fiere locali: ce n'è per tutti ma non serve ad altro che a buttare soldi (pubblici) per affermare al proprio relativo elettorato che si è presa parte alla più grande fiera italiana del turismo.
Manca una Regia nazionale, manca un'offerta che raggruppi, per sezioni “Motivazionali”, le specificità e le eccellenze, a partire dai “Cammini” praticabili (Via Francigena, via Appia ecc) , dai percorsi Cicloturistici organizzati, dalle migliori aree dove praticare WindSurf (Riva del Garda, Lago di Como ecc), o dove praticare Bird Watching.
Ogni distretto territoriale pubblica e promuove in un contesto di perfetta anarchia che non facilita né gli operatori stranieri che vorrebbero promuovere l'Italia né, tanto meno, gli appassionati di determinate categorie motivazionali, ad esempio gli amanti delle Degustazioni enogastronomiche.
Così quella che dovrebbe e potrebbe essere la maggiore industria nazionale, vera industria diffusa su tutto il territorio, diventa il solito Suk, il mercatino rionale dove le mie albicocche sono più buone di quelle della bancarella vicina: una totale anarchia espositiva di Regioni tra loro rivali sulla quale non governa il Ministero, quanto mai latitante, né l'Enit impegnata a proporre l'Italia all'estero con menù regionali come se la nostra immagine nazionale dovesse necessariamente passare dai processi digestivi degli invitati finendo poi, come ogni altro cibo, in un qualsiasi recesso.
Nulla, o pochissimo, in materia di Parchi Naturali e Nazionali; nulla, o pochissimo, sulle Bandiere Blu (ambiente) e Arancioni (cultura) che segnalano le eccellenze nei rispettivi campi; nulla, o pochissimo, a segnalare in un unico contesto i Luoghi italiani Patrimoni dell'Unesco.
Con la BIT riceviamo l'immagine plastica dell'Industria Turistica che non c'è.
Mentre la Domanda è da tempo passata dalla Destinazione alla Motivazione, l'Offerta presente in BIT si presenta ed è rigidamente localistica, ferma al concetto di Destinazione.
Chissà che rinnovando il format della Fiera non si offra uno spunto anche alla Politica per rinnovare e riqualificare l'offerta turistica italiana.

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