TURISMO RUSPANTE: LA RIVINCITA DELLE TRATTORIE
- gilberto borzini
- 4 giorni fa
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Chiudono i ristoranti stellati, resistono le trattorie e esplodono le sagre paesane con allegate variabili di street food non sempre digeribile. Una leva per offrire accoglienza, autenticità e tipicità.
Da una decina d'anni imperano su alcuni canali televisivi dei grandi rompicoglioni che esigono di spiegare al mondo come si cucina, come si annusa, come si assapora, come si mangia o come si digiuna a seconda del locale in cui siamo capitati.
La loro cucina propone micro razioni composte usando le pinzette invece del mestolo, fusioni interculturali e molecolari certamente intriganti per lo zero virgola della popolazione. Fa fighissimo frequentare i loro locali, sempre che si abbia un reddito sufficiente e una volontà monastica di digiuno e di penitenza.
Malgrado l'enorme quantità di ore televisive comunicate alla fine i loro ristoranti stellati chiudono mentre le trattorie resistono, e a fianco delle trattorie cresce la partecipazione a sagre paesane, tra le quali cito la sagra del bollito che si svolge a luglio sotto un tendone di plastica in una caldissima valle piemontese (roba da stordire un cavallo!) e feste di street food in cui ci si augura di non incrociare botulini & co.
Ora, quindi, possiamo parlare di Turismo.
Il mondo si nutre, per esigenza ma anche per il piacere dei sapori, e la riscoperta delle “ricette della nonna” , del prodotto a km 0, di una cucina un po' ruspante che manda a quel paese quella asettica da gourmet è una leva straordinaria. Non parlo delle raffinate “degustazioni”, in cui ci si deve comportare educatamente, andando a centellinare e non a bere, ma proprio della riscoperta di quei sapori forti, di quel piacere della condivisione della tavola abbondante, di quella cucina povera e nutrientissima che decenni fa doveva sostenere i lavoratori manuali dell'agricoltura e dell'edilizia.
E' questo quello che cerca la maggior parte dei turisti? Credo di sì.
Le cosiddette “trattorie dei camionisti” di un tempo sono sempre molto gettonate (a volte si fa la fila per entrare) , il “vino della casa” è sempre gradito perché su quello ci si gioca la faccia il ristoratore, i sapori sono intensi e genuini, i costi accessibili.
La leva dell'enogastronomia nel turismo va utilizzata partendo dal basso.
È una leva che consente di offrire autenticità, ospitalità, genuinità: forse negli ultimi anni ce la siamo tirata un po' troppo. Torniamo umili e proponiamo la tradizione autentica in cucina: i risultati non mancheranno.

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