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Se il turismo organizzato se ne frega

Turismo sostenibile? Se ne parla tanto, ma si fa davvero poco.

Sembra che il mondo del turismo organizzato sia troppo occupato a far quadrare i conti (instabili) della propria attività per dare ascolto alle dinamiche inequivocabili che affermano la necessità di un Turismo Sostenibile, sia per affrontare i criteri ambientali sia per rispettare quelli culturali.

Eppure non si vedono proposte innovative, diverse, orientate alla sostenibilità, a progettualità differenti di Turismo che coinvolgono il Turismo Organizzato.

Si osservano sempre le medesime modalità organizzative, i medesimi modelli di trasporto inquinanti, le stucchevoli escursioni di gruppo invasive e irrispettose, i terribili Villaggi-prigione, inviolabili dal territorio (legittimo) esterno e dai suoi abitanti, incapace di integrarsi o di proporre forme di integrazione, teso esclusivamente allo sfruttamento delle caratteristiche del territorio occupato.

L'unica differenza che (forse) si è potuta osservare è una tendenza alla riduzione della Stampa di Cataloghi su carta patinata lucida, ma attenzione: non si tratta di rispetto della sostenibilità ma di puro risparmio economico.

La domanda (e la necessità) di sostenibilità cresce a vista d'occhio ma il turismo organizzato sembra ignorarla, e questo - in un periodo non lungo - definisce un distacco incolmabile tra l'offerta di vecchio stampo e la nuova domanda turistica.



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