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D.T.O.: la Piattaforma non basta

Immagine del redattore: gil borzgil borz

Bene. Immaginiamo che la cosa vada avanti.

I Fornitori definiscono la propria piattaforma di accesso ai servizi, i Distributori accettano le condizioni e confluiscono nella piattaforma.

Ok. E adesso?

Adesso, naturalmente, se il mercato non conosce l'agenzia distributrice, conosce a malapena il nome di qualche fornitore, e desidera acquistare un servizio continuerà a fare quello che faceva prima, un prima che segna un incremento delle prenotazioni online con tassi di crescita superiori al 50% annui e una contrazione dell'opzione agenzia per il 29%.

Quindi la piattaforma proposta è solo un modo per concentrare su di sé (fornitori) il traffico che le agenzie distributrici sono in gradi di generare autonomamente: in pratica gli attori Fornitori puntano ad incrementare le proprie quote di mercato relative al mercato prodotto dai distributori.

Se fosse un progetto articolato a fronte della stipula contrattuale dovremmo avere anche una sezione cospicua relativa agli investimenti pubblicitari che il fornitori si impegnano a fare per convogliare nuove e diverse quote di mercato (clienti) a sostegno del distributore locale, sia con campagne nazionali sia in termini di territorialità.

Inoltre, da qualche parte, dovrebbe essere presente una clausola che impegna i fornitori a non aprire la piattaforma, da qui a almeno cinque anni, all'accesso pubblico: se si tratta di una piattaforma B2B ci può stare, ma se recupera i dati dei clienti per poi tradurre la piattaforma in B2C allora c'è parecchio da discutere.

In assenza di un progetto definito anche nei termini della comunicazione, di un Brand Marketing finanziato dai fornitori che vada a vantaggio dei distributori in modo da canalizzare il traffico sull'intero comparto agglomerato, difficilmente la proposta risulta adeguata e convintamente percorribile.




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