AIAV, associazione di agenzia viaggi, propone il proprio Marchio di Qualità.
Fiavet, a partire dalla Campania, ipotizza un QR Code.
Entrambi in cerca di dare all'agenzia di viaggi (ufficiale) una caratterizzazione, un'identità che al momento, pare, è assente.
Tanto assente da consentire a centinaia, forse migliaia, di organizzazioni abusive di operare beatamente in concorrenza (sleale).
Un plauso a chi cerca di dare strumenti di sostegno e di distinzione, ma ci dobbiamo domandare, per onestà intellettuale, perché il fenomeno dell'abusivismo sia così diffuso nel settore dei viaggi organizzati e molto meno, ad esempio, nell'intermediazione immobiliare o in altre professioni.
E' forse perché i "fornitori" offrono servizi a chiunque, indipendentemente dalla legalità o meno dell'esercizio?
E' forse perché vendere viaggi è talmente facile che lo può fare chiunque in un retrobottega o in un appartamento?
E' forse perché per vendere viaggi bisogna avere "relazioni" più che "destinazioni", e in questo le associazioni sembrano avere la meglio?
E siamo poi così sicuro che all'utente finale interessi davvero la "qualità" definita da un marchio o la "legalità" indicata da un codice QR? O non si accontenterà, quel birbante di un cliente, di uno "sconticino" sulla pratica da parte dell'abusivo di fiducia?
Temo, per concludere, che il problema dell'abusivismo non dipenda tanto dagli "abusivi", quanto dalla struttura stessa del turismo organizzato, dalla filiera organizzativa, dalla facilità con cui, oggi più che mai, è possibile prenotare in forma alternativa all'agenzia.
Forse varrebbe la pena di pensare forme alternative di organizzazione.


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