Il Turismo si vuole risorsa economica, si definisce in forma di Industria, per conseguenza ha il dovere di conformarsi a valutazioni che esulano dai semplici aggettivi (bello, brutto o altro, elementi che al più hanno a che fare con l'opinione dei "turisti") per entrare nel pieno della valutazione economica, di carattere industriale.
Se in altri miei precedenti interventi ho affermato la necessità, per ogni progetto, di determinare la relativa Valutazione di Impatto ambientale (VIA) e quella ambientale strategica (VAS) con questo intervento propongo l'obbligatorietà della valutazione costi/benefici, tanto sotto il profilo imprenditoriale quanto sotto quello del sistema pubblico, ovvero della collettività, definendo gli elementi essenziali nei termini Ambientale, Occupazionale, Ricaduta Economica sul Territorio, e Vantaggio Erariale.
Il Turismo, infatti, non è quasi mai una "risorsa sostenibile": la produzione turistica consuma risorse non sempre rinnovabili (e persino sule risorse architettoniche, monumentali e museali ci si deve interrogare relativamente alla "rinnovabilità" delle stesse); consuma risorse per il viaggiare, per il trasferirsi, per l'alloggiare e per la ristorazione; cementifica, o edifica purchessia, in ambienti precedentemente pubblici o demaniali; diminuisce l'ambiente utilizzabile e fruibile per le comunità locali (il caso dell'Overtourism si sta ponendo agli occhi dei più) ed è in definitiva assai meno "sostenibile" di come lo si dipinge.
Recentemente, poi, con la motivazione dell'accesso ai fondi europei del PNRR è partita la "caccia al borgo da riqualificare", apparentemente una nobile motivazione che nasconde, sotto il velo ipocrita del recupero di un luogo che "se è stato abbandonato qualche motivo ci sarà", una spesa ingente a carico dei contribuenti, notevole cementificazione, modifiche profonde, in caso di successo progettuale, in termini di accesso, parcheggi, viabilità, fruizione, con relativi abbattimenti dei caratteri ambientali originari.
Ora, sono personalmente favorevole a quei progetti quando l'obiettivo sia il rinnovato popolamento dei borghi sulla base di nuove e diverse opportunità operative, produttive ed economiche, a partire dalla messa in sicurezza e controllo del territorio, ma reputo necessario imporre una rigida analisi dei costi rispetto ai benefici, tanto materiali che immateriali: non basta costituire un "ecomuseo", o rinnovare una certa silvicoltura o la pastorizia casearia, per affermare che quella progettualità ha avuto successo, o che i denari pubblici siano stati spesi saggiamente e proficuamente.
Non basta soprattutto alla luce dei vorticosi mutamenti climatici, delle dinamiche ambientali, che potrebbero in breve e a breve sconvolgere gli ecosistemi di pertinenza e le relative progettualità che sul precedente ecosistema si erano basate.
Il Turismo, per sua natura, è prevalentemente "concentrativo": la gente va dove va la gente e la maggioranza del turismo si concentra nelle grandi città e nelle città d'arte.
Quanto costa proporre e produrre un turismo "decentrativo" che per sua natura ospita poche unità?
Ci troviamo, nei luoghi di minor turismo, a dover scegliere tra Sviluppo Economico e Sostenibilità Ambientale: proprio per questo l'analisi costi/benefici diviene assolutamente fondamentale e strategica.

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