Diventa necessario definire i termini di Valutazione di Impatto Ambientale per limitare i danni del turismo di massa.
Temo che il ritardo accumulato sia difficilmente recuperabile, ma è necessario provarci.
Per quanto si parli di "ambiente" e di "sostenibilità" mi pare che il mondo del Turismo mantenga un disinteresse di fondo rispetto all'argomento, nel timore che un'affermazione ambientale riduca i termini della propria economia.
Se per ogni progetto pubblico, una strada, una ferrovia o quant'altro, è necessaria la definizione della Valutazione di Impatto Ambientale, non vedo perché il Turismo ne debba essere esentato, considerando che l'Impatto del fenomeno turistico, sia ambientale che culturale che sociale, è esteso, ampio e profondo.
I mari si riscaldano, i ghiacciai scompaiono, la crisi idrica è alle porte (e non sarà una passeggiata di salute): si tratta di segnali importanti che indicano come sia urgente e necessario limitare i consumi, e quelli idrici sono tra i consumi primari (un turista in albergo consuma mediamente 150 litri d'acqua al giorno).
Bisogna, in pratica, affermare un'Etica del Turismo che non sia semplicemente definita dalla capacità di creare o sviluppare economie, ma definisca un rispetto reale per ambiente e società locali, per territori e culture.
Il Turismo deve tornare ad essere "fenomeno culturale", non fenomeno economico di massa.
Le grandi méte turistiche dovranno adattarsi ad accettare solo visitatori prenotati in strutture ricettive, rinunciando al turismo massivo del mordi e fuggi domenicale, predatorio e distruttivo in misura maggiore rispetto al relativo ritorno economico.
Non si tratta di una questione "classista", ma di pura sopravvivenza delle aree turistiche che potranno mantenere la propria valenza di interesse solo se protette dal devastante scempio provocato dal turismo di massa.

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